Antonio Viscardi

La disabilità intellettiva

Oggi parliamo di Disabilità intellettiva, uno dei disturbi del neurosviluppo.

I disturbi del neurosviluppo sono un gruppo di condizioni che si manifestano nel periodo dello sviluppo, soprattutto nelle prime fasi. Succede di venirne alla scoperta prima ancora che il bambino stesso inizi la scuola elementare e compromettono il funzionamento personale, scolastico e sociale.

Il termine Disabilità Intellettiva sostituisce quello di Ritardo Mentale grazie ad una legge federale degli Stati Uniti ( Pubblic Law 111-256, Rosa’s law), nelle precedenti versioni del DSM veniva inserito tra i disturbi della personalità e proprio in base alla compromissione del QI ne veniva data una classificazione di gravità.

La DI esordisce nel periodo dello sviluppo e comprende deficit del funzionamento sia intellettivo ma anche adattivo. Il primo si definisce in base ai risultati dei test d’intelligenza somministrati. Il secondo invece è il modo in cui un soggetto approccia quelle che sono le attività di vita quotidiana e di cura della persona previste per la loro età.

Per poter affermare di trovarsi difronte ad un caso di DI devono essere soddisfatti 3 criteri diagnostici che andiamo a riassumere di seguito:

  1. il funzionamento intellettivo deve essere confermato dai test standardizzati con risultati che si attestano sotto la soglia dei 70 punti di QI;
  2. La compromissione del funzionamento adattivo tale da limitare il funzionamento in una o più attività della vita quotidiana (cura della persona, vita in famiglia, scuola, tempo libero);
  3. L’esordio deve avvenire prima dei 18 anni.

Vengono definiti 4 livelli di DI che vediamo riassunti nel seguente schema

GRADO PROFONDO – QI <20/25 GRADO GRAVE – QI 20/25 a 35/40 GRADO MODERATO – QI 35/40 a 50/55 GRADO LIEVE – QI 50/55 a 70
0-6 ANNI

Ritardo motorio grave

Mancanza dello sviluppo delle funzioni simboliche

Nessuno sviluppo nel linguaggio

0-6 ANNI

Sviluppo motorio elementare e linguaggio ridotto

0-6 ANNI

Sviluppo motorio sufficiente

Il linguaggio e le funzioni simboliche sono povere e maturano lentamente

0-6 ANNI

Lieve ritardo senso motorio e del linguaggio

6-18 ANNI

Sviluppo sensomotorio limitato

Assenza del linguaggio relazionale

Nessuna autonomia

6-18 ANNI

Scarsa autonomia

Acquisizione abitudini ma senza apprendimento scolastico

La comunicazione verbale è limitata

6-18 ANNI

A scuola le abilità che conquistano sono quelle iniziali, non oltre la seconda primaria.

Persiste un’immaturità espressiva

Sufficiente autonomia

6-18 ANNI

Difficoltà di apprendimento nelle classi secondarie

ADULTO

Si fermano alla fase dell’intelligenza sensomotoria (0-2 anni)

Necessaria assistenza e sorveglianza

ADULTO

Arresto alla fase pre-operatoria (2-6 anni)

Necessità di vivere in un ambiente protetto seppur con parziale autonomia

ADULTO

Si fermano alle operazioni concrete semplici ( 7-9 anni)

Socialmente sono discretamente autonomi, ma necessitano di un intervento in situazioni traumatizzanti

ADULTO

Arresto fase operatoria concreta ( 9-11 anni)

Con opportuno training possono raggiungere un buon livello di adattamento sociale.

Vediamo ora invece quali sono i sintomi più frequenti e successivamente l’eziologia.

  1. Difetto di assimilazione delle esperienze: un difetto nei poteri di analisi di comparazione e integrazione cerebrale rende incompleto il processo percettivo;
  2. Difetto organizzazione motoria: fanno fatica a programmare i movimenti nei tempi e nello spazio
  3. Difetto del linguaggio: sbagliano le pronuncia, l’articolazione e il ritmo;
  4. Deficit del pensiero astratto : non stabiliscono relazioni complesse tra gli oggetti e in pubertà restano ancorati al sé concreto. Non riescono a prevedere gli atti.
  5. Apprendimento lento;
  6. Difetto di autocoscienza : deficitari nell’uso delle proprie esperienze e autoregolarsi.

Abbiamo visto i sintomi più frequenti, ma quali sono le cause della DI?

Le cause sono molteplici e toccano l’area prenatale e quindi malformazioni ,alterazioni cromosomiche; l’area perinatale ovvero un trauma o addirittura un bimbo nato anossico; l’area post-natale con infezioni, traumi; infine l’area psicologica con carenze affettive, abbandono, abuso.

C’è da dire che non è possibile determinare una causa certa, e ogni professionista, in base al proprio orientamento, andrà a ricercarla nelle aree suddette.

E proprio a causa della complessità del quadro clinico che il trattamento debba essere approcciato in modo multidisciplinare. Gli obiettivi dell’intervento devono facilitare la conoscenza lavorando sull’autostima, promuovere la motivazione e le competenze specifiche.

Può essere di tipo individuale o di gruppo. Nel primo caso i risultati maggiori sono in ambito linguistico, cognitivo e metacognitivo. Nel secondo si mira a maturare le attività di simbolizzazione.

Uno degli interventi più utilizzati è quello della Teoria Occupazionale che mira al recupero dell’autonomia e dell’indipendenza al fine di raggiungere l’integrazione sociale

La teoria occupazionale si snoda su 3 punti:

  • L’autonomia, cura della persona, alimentazione e a attività quotidiana;
  • Migliorare la comunicazione verbale ed extra
  • Migliorare l’apprendimento.

Ci fermiamo qui e se avete domande potrete scrivere nei commenti, sarò felice di rispondervi.

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