Antonio Viscardi

Come togliere il ciuccio a tuo figlio

Mi piacciono i palloncini. Puoi soffiarci dentro la malinconia e poi lasciarla volare via lontano*. Avrei voluto scriverla io questa frase. Cosa c’entrano i palloncini? Ora ve lo racconto.

Quest anno prima di partire per le vacanze io e ia moglie ci siamo fissati un obiettivo. Togliere il ciuccio a Virginia, nostra figlia. Voglio raccontarvi la mia esperienza per darvi degli spunti che potranno essere utili quando sarà il visto turno e spiegarvi il perché di alcune scelte.La letteratura scientifica è concorde nell’indicare come termine dell’uso del ciuccio l’anno di vita o comunque non oltre i due anni. Naturalmente come vi dico sempre, fate le vostre scelte osservando vostro figlio e non basandovi solo su indicazioni numeriche che non tengono conto del contesto e soprattutto del temperamento del vostro bimbo.

La prima cosa da fare è capire quando il ciuccio sta perdendo la sua funzione consolatoria e sta diventando un sorta di abitudine. Nel caso di mia figlia l’uso del ciuccio non era più limitato alla fase di addormentamento o nei momenti di frustrazione. No, lo cercava in qualsiasi momento della giornata per il semplice piacere di averlo. Questo segnale ci ha convinti che era arrivato il momento di avviare il processo di abbandono. Parlo di processo perché tutto deve avvenire in maniera graduale e  tempi e modi vanno sempre condivisi con vostro figlio. 

A Virginia abbiamo detto che il Ciuccio durante il giorno serviva al lupacchiotto per darlo ai suoi cuccioli e che la sera  glielo avrebbe riportato solo per fare la nanna. Ogni sera noi rispettavamo il patto e in Virginia pian piano cresceva il senso di autonomia. In questo modo ne abbiamo ridotto l’uso in previsione dell’abbandono finale che sarebbe avvenuto circa un mese dopo, durante le vacanze estive.

In questa fase cercate sempre di trovare un associazione all’assenza del ciuccio che possa essere  a misura di bambino. Se dite a vostro figlio che da domani per tutte le ore del giorno il ciuccio non potrà essere usato non gli state dando dei punti di riferimento, lo state confondendo e distraendo. Ricordatevi che i bambini vivono nel qui ed ora.  Per loro, la giornata è un continuo tempo presente, quindi si aspetteranno da un momento all’altro l’arrivo del ciuccio. Se invece costruite un racconto intorno all’assenza sarà per loro più facile accettarlo. 

A questo punto vi starete chiedendo perchè abbiamo scelto di farlo proprio durante le vacanze estive e complicarci gli unici giorni di riposo. Ve lo spiego

Se decidiamo che è arrivato il momento dobbiamo farlo quando siamo liberi da impegni e possiamo dedicarci appieno a nostro figlio, soprattutto per i giorni a seguire, perché ci vorrà tempo per adattarsi a questa nuova condizione senza ciuccio. In vacanza è il momento ideale proprio per il fatto che non ci sono rigide routine da rispettare. Nel nostro caso abbiamo deciso di farlo il Lunedì dell’ultima settimana di vacanze e con il senno di poi posso confermarvi essere stata la scelta migliore.

Ok ma i pallonicini?

Ancora un attimo e ci arriviamo.

Prima voglio darvi un’altra preziosa indicazione su quello che dovrete aspettarvi nei giorni a venire.

I tempi di adattamento variano da bambino a bambino. In media potrebbe essere necessaria una settimana prima che ci si abitui all’assenza del ciuccio e in questi giorni è molto probabile che cercherà in maniera più insistente il vostro contatto, sarà facilmente di umore irritabile, e potrebbe anche richiedere che il suo prezioso ciuccio ritorni presto. Qui dovrete essere bravi e lavorare olto su voi stessi. Dovete essere decisi come prima cosa. Una volta tolto non si torna indietro. Allo stesso tempo dovrete essere presenti. Soprattutto nella fase di addormentamento e negli eventuali risvegli notturni dategli sostegno e se necessaria qualche coccola in più.

Ma la cosa più importante che dovrete fare è gratificare sempre vostro figlio. Complimentatevi con lui dopo la prima notte senza ciuccio, ditegli quanto si è dimostrato capace e che sta crescendo.

Imparerà a capire che può auto consolarsi ed è questa consapevolezza che gli farà dimenticare del ciuccio.  

Ora veniamo ai palloncini, perchè vi ho spiegato perchè toglierlo, quando toglierlo, cosa aspettarci dopo ma non vi ho detto come. 

Non esiste un metodo universalmente riconosciuto, e non c’è limite alla fantasia. 

Ricordatevi che state affrontando un rito di passaggio e che davanti avete un bambino. 

La soluzione migliore è rendere il distacco definitivo dolce , sereno, in un contesto di festa e che permetta al bimbo di salutare il suo amico ciuccio.

Vi dico cosa abbiamo fatto noi.

Abbiamo detto a Virginia che era arrivato il momento di salutare il ciuccio perchè sia lei che lui erano diventati un pò più grandi ed erano pronti per nuove avventure. Il ciuccio ci aveva chiesto di volare in cielo perchè voleva vedere il mondo da lassù e così lo abbiamo legato a tre palloncini e abbiamo lasciato che Virginia lo facesse volare via. Mentre si allontanava tutti lo salutavamo ed anche Virginia faceva lo stesso. Quando era alto nel cielo e non più visibile abbiamo dato a Virginia un regalo da scartare, dicendole che era un dono del suo amico ciuccio per farle sentire di meno la sua mancanza.

Capite ora perchè non è possibile farlo in un normale periodo lavorativo?

In conclusione vorrei dirvi che i primi a doversi sentire pronti dobbiamo essere noi genitori. Tutti insieme dobbiamo metterci in gioco, perché se è vero che il ciuccio lo perdono i nostri figli è altrettanto vero che la forza e il coraggio glieli diamo noi, e a loro basta guardarci negli occhi per capire se in quel momento possono salire sulle nostre spalle e sentirsi più grandi 

*La frase è di Fabrizio Caramagna

Foto di ALEJANDRA VELASCO HERNÁNDEZ da Pixabay

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